mercoledì 26 febbraio 2025
Ustica: Giovanardi mi ha letta sul Mig..."Son tutte panzane, il corpo del pilota era fresco"
https://www.bolognatoday.it/politica/strage-ustica-missile-bomba-giovanardi.html
Giuro ti adoro Giovanardi. Il corpo del pilota del Mig in avanzatissimo stato di putrefazione era fresco..
Mi hai confermato la tesi Giovanardi del Mig italiano dato dagli Usa decollato da Pratica di Mare, che ha abbattuto il dc9, con apex a guida radar e inerte. Sei fantastico, continua cosi, te con la tua associazione, ci si diverte da matti. Solidarietà a Bonfietti che ha tesi che io non condivido, ma mai ci permetteremmo di dare della bugiarda a un familiare di una vittima che non è ne' militare ne' giudice ne' politico e solidarietà al defunto Purgatori che non ha mai avuto 34 versioni diverse, credeva fossero stati gli americani o i francesi, è morto con quella convinzione per me che non si puo' condividere ma anche lui semmai depistato da bugiardi, non lui bugiardo. Laura Picchi
martedì 25 febbraio 2025
Trascrizione dell’intervento in audio Sandro Marcucci all’Assemblea nazionale a Firenze della Rete 1991
Audio https://www.youtube.com/watch?v=pgeuDCtmbSw&t=253s
Trascrizione dell’intervento in audio sopra di Sandro Marcucci all’Assemblea nazionale a Firenze
della Rete nel settembre 1991 a cura di Laura Picchi
Buon giorno, non credo di essere in tema ma cercherò di farcelo entrare e mi presento. Sono un ex
Colonnello Pilota dell’Aeronautica Militare italiana. Aderisco e mi accosto alla Rete proprio oggi,
ma già conoscevo Leoluca Orlando e voglio rinnovare con lui un sogno che noi negli anni 1976-
1981 come rappresentanti dei Movimenti Democratici dei Militari abbiamo pagato. Mi riferisco a
quel Movimento, qui c’è molta gente che ha fatto Giurisprudenza, quel movimento che ha creato da
cittadini, non da militari e ha fatto in modo di scrivere sulla propria pelle la Legge dei Principi sulla
Disciplina che poi il Parlamento ha giocato come ha giocato. Quel sogno lo rinnovo e accostandomi
alla Rete, stringo subito e vado al nocciolo della faccenda, sembrerà strano che parlare di giustizia e
Istituzioni non riguardi i militari, lo fanno anche i segretari di partito quando parlando di tutte le
Istituzioni dimenticano la parte militare, quasi che sembra che i militari li ricordiamo il 4 novembre
dicendo che è la parte eletta del popolo, questo riferiscono i nostri superiori a noi, la parte eletta del
Popolo e invece io chiedo alla Rete di vedere il problema molto, molto attentamente anche perché
molti di voi qui sono giuristi, un osservatorio sulle Forze Armate, una Commissione sulle Forze
Armate, un controllo politico richiesto dalla Rete ai parlamentari che dovrebbero fare il controllo
sulle Forze Armate è auspicato dalla Costituzione che dice che è sacro dovere non del militare, ma
del cittadino difendere, quindi non è una questione dei militari allora i segretari non ne parlano, ma
dovremmo parlarne tutti noi, ma nel momento in cui se ne va a parlare vengono fuori i discorsi di
segretezza e cose varie, e quindi io questa proposta la rivolgo al Professor Galasso perché condivido
con lui la relazione che lui ha fatto, io porto la mia testimonianza ma dietro di me c’è tutta
un’Associazione di ex militari che gioca sul fatto di essere veri difensori della patria come
costruttori di Pace e di giustizia sociale basata sulla solidarietà e questo io l’ho sentito dire da
Orlando e ci credo proprio su questi valori. Non m’interessa poi come verranno giostrati, io voglio
partire e guardare a quei valori perché? Perché fino ad adesso noi nelle Forze Armate ci siamo sentiti
dire, e qui è una denuncia che faccio, che la disciplina non va bene con la democrazia e ci giocano
anche usando degli emeriti giuristi, quasi che sinonimo di democrazia uguale caos per le Forze
Armate e allora io non mi meraviglio da militare che voi parlando delle stragi vi dimentichiate tante
cose, mi riferisco a Ustica, come vengono fuori i famosi uovo di Colombo, i cieli italiani che per
compito sono difesi da una Forza Armata di cui io mi onoro, e e. non hanno difeso anzi
combinazione in quei dieci minuti tutti stavano a guardare dall’altra parte e nessuno si è reso conto
la genesi di queste discrepanze,come mai. Io non credo che qualcuno di voi creda che i militari
siano ancora elementi di barzelletta, perché se ve lo fanno credere, voi non vi meravigliate che
esiste Ustica da dieci anni. Noi militari democratici non vi diciamo se è stato il missile o la bomba,
no,però vi facciamo notare che ultimamente in una trasmissione televisiva, finalmente un politico,
mi riferisco a Zamberletti, ha detto coloro che sanno, coloro che sanno, aggiungo io i
militari,parlino,ma perché un parlamentare lo deve chiedere dopo dieci anni quando ormai rigirata
nel suo cesso, è diventata che puzza, non lo si poteva chiedere subito? Questo l’ho fatto come uno
sfogo personale e ne chiedo scusa a questa nobile assemblea,che ha parlato di tutt’altre cose, però
ripeto la mia richiesta, vorrei che la Rete incominciasse a fare quest’Osservatorio sulle Forze
Armate, perché? Perché in questa istituzione escono fuori quelle sottoistituzioni,che si chiamano
Servizi Segreti, che nessuno riesce a capire per lo meno, non lo so se qui siamo in buona fede o in
cattiva fede, si capiscono benissimo, è un sistema ben fatto e congeniato che una volta ben
sottomesso nell’ideologia fa quello che dice l’Esecutivo, è inutile meravigliarsi che questo o quel
generale dopo un po’ ha sbagliato, non si ricorda,è il sistema specchio di quello che fanno i nostri
parlamentari,che io ho notato e caso strano contro di noi ci sono buttati ex militari,io parlo della mia
esperienza perché non si portano quelle degli altri, ma io in Corte di cassazione, perché sono un
Colonnello giudicato eversivo,nelle carte del Sios(Servizio informazioni operative di sicurezza per
l’Aeronautica)io sono un Colonnello eversivo,anzi per essere eversivo nelle Forze armate basta dire
che è rosso, di sinistra,è il massimo proprio,è inutile riderci, io mi vergogno di me stesso, quando
parlo di queste cose, perché mi viene da urlare all’interno e scusate il fatto che io non ho parlato mai
ad assemblee di personale, io con i giudici e con i magistrati ho avuto a che fare nei Tribunali
militari e questa è la mia seconda proposta,mettiamo anche un Osservatorio sulla giustizia
militare,perché oggi come oggi non è vero che c’è la pari Dignità dell’ Inferiore con il Superiore, e
ve lo dimostra il fatto che da dieci anni tutte le volte che il Movimento ha detto fatti criminosi a
carattere penale non sono mai stati dal Tribunale competente, io parlo di La Spezia, perché sono di
Pisa,non sono mai neanche state guardate, ma è bastato che un generale denunciasse un mio collega,
è proprio ultima, il ventisette di coso,che è andato via dieci minuti prima, che è stato accusato di
truffa nei confronti dello stato, dieci minuti prima nell’ambito aeroportuale per prendere un
aeroplano e per tornare a casa, siamo proprio nell’assurdo e coltivare e foraggiare queste
denunce.Quindi io penso di chiedere alla Rete, ripeto la proposta, un Osservatorio per le forze
armate, un osservatorio anche sulla giustizia militare, anche perché noi militari costruttori di Pace
dell’Associazione La voce, stranamente rete voce …è quelli in terza, diamo voce anche ai militari
di Pisa, ex militari e militari in servizio, vorremmo portare avanti una bellissima iniziativa, alla
quale abbiamo già chiesto gli aderenti delegati della Rete pisana e penso regionale toscana, anche al
professor Galasso poco fa di aderire,dal tema questa iniziativa “Dare voce al silenzio degli
Innocenti”, mi riferisco alle madri della Plaza de Maio che hanno combattuto e messo all’indice un
sistema militare come quello argentino, i rappresentanti che hanno aderito delle stragi di Bologna e
di Ustica,familiari delle stragi. Ora ho avuto l’adesione dei familiari dell’attentato a Carlo Palermo,
di quella madre e i due bambini morti per una deflagrazione in un’ autobomba in una parte di
Trapani, che sono molto onorato di accogliere. Io spero che quel giorno come cittadini tutti i
Rappresentanti di Pisa si rendono conto che le Forze Armate come Istituzione dello stato vanno
guardate, perché c’è scritto nella Costituzione che non è una questione di militari, ma una questione
di cittadini. Io vi ringrazio. (applausi)
lunedì 24 febbraio 2025
Ustica Lettera e allegati alla Procura di Roma
Gentili giudici,
sono Laura Picchi . Mi sono procurata una tabella dei missili in circolazione anche il 27 giugno 1980 con relativi dati ed esplosivi. Risulta confermato quello che disse alla BBC John Transue esperto americano che il mig 23 con apex a guida radar e inerte volontariamente ha abbattuto il dc9. Io nel mio lavoro che ho inviato ho dimostrato che è decollato da Pratica di Mare il mig, che aveva false insegne libiche, era nella disponibilità di am italia,datoci dalla cia di roma di Clarridge e poteva già nel 1980 imbarcare Apex a guida radar, aveva un travetto alare restituito ai libici in 4 pezzi per agganciare l'apex. Qui trovate i dati dei missili:
https://stragediustica.blogspot.com/2025/02/ustica-studio-esplosivo-missili-di.html Mi si dice che il Ciancarella nonostate io lo abbia avvisato piu' volte delle conclusioni del mio lavoro rimane fermo nell'accusare il caccia di Grosseto di Naldini e Nutarelli della strage di Ustica. Per la sottoscritta abbiamo sbagliato tesi per tanti anni, visto che anch'io dal 2000 al 2022 ho creduto prima sulla parola e poi in base a dei dati al Ciancarella. Purtroppo causando anche noi l'archiviazione del caso della Morte di Marcucci con Lorenzini, che è l'unico che ha detto la verità x Ustica pochi mesi prima di morire. Esprimo alla Procura e non direttamente ai familiari di Naldini e Nutarelli con quelli delle vittime di Ramstein il mio rammarico della tesi da me oggi ritenuta errata e le mie scuse non avendo i loro indirizzi. Cordialmente. Laura Picchi
Altri documenti inviati precedentemente:
tesi Laura Picchi 2025 https://stragediustica.blogspot.com/2025/01/lavoro-ricerca-su-strage-di-ustica.html
travetto alare Mig https://stragediustica.blogspot.com/2025/01/ustica-il-mig-aveva-un-travetto-alare.html
venerdì 21 febbraio 2025
Indipendente "L’altro mistero di Ustica: una lunga serie di strane morti colpì chi sapeva qualcosa"
L’altro mistero di Ustica: una lunga serie di strane morti colpì chi sapeva qualcosa
20 Febbraio 2025 - 17:00
Si racconta che lo «strano incidente» in cui il tenente colonnello Sandro Marcucci morì come un tizzone umano, con gli arti inferiori e superiori amputati e il viso sfigurato, abbia avuto luogo cinque giorni dopo che questi si era presentato alla redazione di un quotidiano toscano per affidare ai giornalisti il suo dossier sulla strage di Ustica. La disgrazia, come l’ha archiviata in fretta la Procura, è capitata in un giorno di inverno di trent’anni fa a Campo Cecina sulle Alpi Apuane, alle spalle di Massa Carrara, dove le montagne corrono maestose e parallele al mare, coi loro crepacci, le gole, le aspre pendenze, gli abissi carsici e i marmi pregiati nella pancia. Un incidente aereo dovuto al troppo vento e a qualche manovra azzardata del pilota, hanno concluso i magistrati. Peccato che quel giorno, il 2 febbraio 1992, non tirasse una bava, come hanno certificato anche la torre di controllo di Massa Cinquale, i rapporti dei carabinieri e perfino diversi testimoni. E peccato che col colonnello Marcucci alla cloche, come dicevano colleghi e amici, «si torna sempre a casa».
Una lunga scia di decessi
Marcucci era un ufficiale dell’Aeronautica, un pilota provetto che quel giorno, a tre anni dal suo congedo dall’Aeronautica Militare, dopo essere stato arrestato e processato perché aveva cercato di difendere la propria dignità e perché probabilmente per qualcuno era un dito nell’occhio, volava in servizio antincendio con l’avvistatore Silvio Lorenzini, per conto della Regione Toscana. Hanno scritto che ha sbagliato a calcolare la quota, le distanze e la velocità guidando un Piper, un giocattolo per uno come lui, esperto di G-222 utilizzati, tra l’altro, per operazioni nella Guerra del Golfo e per evacuazioni nell’inferno di Mogadiscio, nella Somalia sarcofago di tanti orrori. Il suo «strano incidente» è la fotocopia di tutti i casi di morti sospette – tredici, per la cronaca – legate in qualche modo al 27 giugno 1980 e all’ultimo, tragico volo del DC-9 Itavia, matricola I-TIGI, nominativo radio IH-870. Tutti, tranne uno, coinvolgono dei militari. Una lunga e inquietante scia di decessi, che negli anni ha colpito in modo chirurgico e in circostanze mai del tutto chiarite chi in qualche modo, direttamente o indirettamente, ha avuto a che fare col mistero dell’aereo inghiottito dai radar nel Punto Condor, alla fine di un volo come tutti gli altri lungo l’aerovia Ambra 13, sul crinale di una notte d’estate che ha cambiato per sempre la percezione delle cose a tante persone riguardo al Paese in cui viviamo. Suicidi impiccati coi piedi appoggiati a terra o appesi alla maniglia di una porta, infarti improvvisi, investimenti da parte di ciclomotori, bizzarri incidenti stradali, aggressioni per fantomatiche rapine. Perfino un’altra strage, come il terribile rogo durante l’Airshow Flugtag delle Frecce Tricolori nella base NATO di Ramstein, nel 1988, in cui hanno perso la vita Ivo Nutarelli e Mario Naldini, i due piloti del 20° stormo di Grosseto che sul loro F104, la notte del 27 giugno 1980, hanno volato abbastanza vicino al DC-9 da vedere tutto e, forse, da rimanere coinvolti nei fatti. Erano stati convocati a Roma dal giudice Bucarelli ma il 28 agosto, qualche settimana prima di essere sentiti, sono rimasti uccisi insieme al capitano Giorgio Alessio in un drammatico e inspiegabile – per loro che avevano ripetuto quelle manovre centinaia di volte – incidente, costato la vita a 67 persone, oltre a causare 346 feriti. Un’altra Ustica, per le sue proporzioni, per la Germania che l’ha subita.
“Incidente” delle Frecce Tricolore a Ramstein, in cui persero la vita Ivo Nutarelli e Mario Naldini
Il “silenzio degli innocenti”
Il caso Marcucci è uno specchio emblematico di quello che è successo alle «morti sospette», definite tali dal giudice Rosario Priore in un apposito capitolo della sua colossale istruttoria-ordinanza. In quest’ultima, costruita in 10 anni, il magistrato inquirente ha posto le premesse per le sentenze penali che, nel tempo, hanno sancito le responsabilità delle istituzioni e degli esecutivi coinvolti per l’atroce fine di 81 persone nel Basso Tirreno, in uno scenario ormai dichiaratamente accertato – ma ancora mai del tutto chiarito – di guerra nei cieli italiani. Il sopralluogo nel bosco dove cadde il Piper pilotato da Marcucci non fu fatto immediatamente, come è prassi e regola in questi casi, ma solamente nei giorni successivi alla rimozione del cadavere e dei rottami dell’aereo. Nel frattempo la deposizione di Lorenzini, provato ma cosciente, fu raccolta in ospedale (dove è poi deceduto un mese dopo) in modo alquanto sbrigativo. Non fu eseguita autopsia sulla salma del tenente colonnello, non fu compiuto praticamente nessun accertamento se non un esame esterno. Nel 2012 l’Associazione Antimafia Rita Atria, da 30 anni alla ricerca della verità tra stragi e misteri italiani, ha presentato un dettagliato esposto alla Procura di Massa, che ha costretto i magistrati a riaprire il caso. I reperti ritrovati dai membri dell’associazione sul luogo del disastro, mai cercati da nessuno, hanno evidenziato tecnicamente l’ipotesi e il sospetto che qualcuno abbia imbottito il cruscotto del Piper di esplosivo al fosforo che è esploso in volo, provocando l’atroce morte del pilota e facendo precipitare l’aereo. L’associazione si è poi opposta a una seconda archiviazione, con una battaglia condotta con tenacia dall’avvocato Goffredo D’Antona, tanto che il GIP toscano, nel 2015, ha disposto nuove indagini e nuovi accertamenti, resi tuttavia impossibili dall’arco di tempo trascorso. Nel 2023, trent’anni dopo quel volo maledetto che cela ancora molti misteri, viene apposta la parola “fine” al caso, con la definitiva archiviazione del fascicolo. Marcucci, che nel 1980 (all’epoca della strage di Ustica) era dislocato presso la 46a Aerobrigata di Pisa, aveva definito il destino di coloro che erano a conoscenza dei fatti ma non erano riusciti a campare abbastanza per poterli raccontare (o tirarsene fuori) «il silenzio degli innocenti».
Il tenente colonnello Marcucci aveva raccolto documenti e informazioni (e, presumibilmente, anche riscontri) su uno dei punti chiave che riguardano quanto accadde a Ustica. Si tratta della vicenda del MIG libico ufficialmente trovato in località Timpa delle Magare, sulla Sila, il 19 luglio 1980, tre settimane dopo l’abbattimento del DC-9. Il mezzo sarebbe stato coinvolto nel teatro di guerra in cui è rimasto imprigionato l’aereo passeggeri Itavia: se è vero che l’obiettivo del missile che ha colpito il volo Itavia era in realtà proprio il caccia con le insegne di Tripoli, l’obiettivo sarebbe stato Gheddafi, che quella notte doveva volare a Varsavia.
Mario Dettori coi figli Barbara e Marco
I medici che hanno esaminato il cadavere del pilota, ritrovato tra i rottami nell’impervio territorio di Castelsilano, avevano in prima battuta evidenziato l’avanzato stato di decomposizione di quei resti umani. Successivamente cambiarono idea, per qualcuno dopo una “chiacchierata” a suon di bastonate prese all’aeroporto di Caselle, affermando che il decesso del militare era da far risalire a poco prima. Marcucci sosteneva che il MIG facesse parte di una gigantesca messinscena e che non fosse arrivato sui cieli italiani dalla Libia, come recitano ancora le versioni ufficiali, anche perché gli sarebbe mancata la necessaria autonomia di carburante, ma che quella tragica sera si fosse levato in cielo dalla base italiana di Pratica di Mare. Qui, per ironia del destino, finirono i resti del DC-9 prima di essere impacchettati e spediti al museo di Bologna. Marcucci era impegnato con Mario Ciancarella, capitano dell’Aeronautica radiato dal corpo nel 1983 con un decreto del presidente della Repubblica recante la firma falsa di Sandro Pertini, come è stato poi accertato con sentenza di Tribunale di Firenze, e leader del Movimento democratico, che voleva portare una ventata di democrazia nelle caserme. Nel 1976 fu convocato proprio da Pertini al Quirinale, insieme a Marcucci e Lino Totaro, come referenti di un “sindacato” che tra i militari evidentemente non era stato accolto a braccia aperte. Ciancarella, tra le altre cose, ha anche pagato con una violenza subita in carcere il suo impegno e le sue idee. Proprio quella loro attività di ascolto e di raccolta delle confidenze dei loro commilitoni, spesso le più cupe o nascoste, portò il maresciallo Mario Alberto Dettori a contattare Ciancarella pochi giorni dopo la sciagura del DC-9.
Il vaso di Pandora
Dettori era addetto presso il centro radar dell’Aeronautica di Poggio Ballone, all’epoca uno degli snodi della nostra difesa che nella vicenda ha avuto un ruolo primario – in quanto dagli schermi della base nel grossetano i militari hanno potuto seguire il percorso del volo Itavia insieme ai colleghi del centro di controllo di Ciampino, che lo hanno poi preso in consegna. Dettori era in servizio la notte di Ustica, in quello conosciuto come turno Delta. Tuttavia, negli elenchi dei presenti nella sala controllo la notte del 27 giugno e consegnati dall’Aeronautica ai carabinieri nel 1989 il suo nome non c’era: una dimenticanza che nessuno è riuscito mai a spiegare. Il tenente Antonio Di Giuseppe, presente in servizio la notte del 27 giugno, raccontò poi che non poteva non esserci anche Dettori, che insieme al collega Ogno aveva incarico di vice del master controller, ossia il responsabile della sala operativa, con funzioni di ufficiale verificatore. Per inciso, il master controller del 21° CRAM in servizio quella notte a Poggio Ballone era il capitano Maurizio Gari, sfortunatamente stroncato da infarto il 9 maggio 1981, nemmeno un anno dopo l’abbattimento del DC9. Pare che l’ufficiale si interessò molto alla vicenda del DC-9 Itavia e, probabilmente, era in possesso di informazioni molto rilevanti, utili a ricostruire dagli schermi radar quello che era successo all’aereo passeggeri. Così come il maresciallo Dettori, con lui in servizio: ciò che vide sullo schermo quella notte lo sconvolse al punto che rincasando a Grosseto, dove viveva con la moglie e tre figlie, rispose alla consorte che gli chiedeva del suo evidente turbamento: «è successo un casino, qui vanno tutti in galera».
Mario Dettori con la moglie Carla Pacifici
Pochi giorni dopo, prima di chiudersi in un mutismo di tomba sui fatti della sera del 27 giugno, Dettori disse alla cognata: «abbiamo sfiorato la terza guerra mondiale, è successo un casino. E siamo ancora in emergenza». Il ricordo di Carla Pacifici, la moglie, è eloquente: «Non ho mai creduto al suicidio di mio marito, certo nei suoi ultimi giorni era preoccupato e inquieto. La mattina dopo il fatto di Ustica tornò a casa verso le otto e mezza. Me lo vedo ancora lì, dove c’è il fornello, in piedi, zitto, scosso. Io gli dicevo: Albè, non ti togli la divisa? E lui niente, sembrava da un’altra parte». Nei giorni successivi, Dettori ha poi contattato Ciancarella per levarsi un peso troppo grosso dallo stomaco: «Capitano, ha sentito del casino di Ustica? Siamo stati noi». Secondo il maresciallo, cioè, l’abbattimento del DC-9 era stato causato da velivoli militari italiani. E poi, incalzando, «dopo quella putt***ta del MIG, controlli gli orari di atterraggio, i missili a testata inerte e quelli a guida radar». Con quelle parole confidate col terrore nella voce, «non posso dirle di più, mi fanno la pelle», disse Dettori, il maresciallo ha scoperchiato un vaso di Pandora che nessuno ha mai voluto davvero svuotare. Nemmeno il giudice Priore, che ha seguito altre piste confluite tutte nelle responsabilità di altri Stati nella vicenda e che ha definito Ciancarella un «portatore inconsapevole di notizie inquinanti». Dettori fu poi inviato in Francia per un periodo di addestramento, dal quale tornò visibilmente provato a livello psicologico. La moglie riferì che era completamente cambiato, soffriva di manie di persecuzione e rovistava in casa alla ricerca di microspie. Finì anche in cura da uno psichiatra, Ugo Corrieri, che il 23 marzo 1987 lo licenziò dopo un trattamento con diagnosi di «sindrome eretistico-ansiosa». Otto giorni dopo, il 31 marzo, Mario Alberto Dettori, sardo di Pattada, Provincia di Sassari, uscito la mattina per portare le figlie a scuola e per andare a prendere l’acqua in località Poggio della Mazza, non è più tornato a casa e ha fatto perdere le proprie tracce. Preoccupata, nel pomeriggio la moglie uscì a cercarlo insieme a un suo collega: lo trovarono in via delle Sante Marie, frazione Sassi Bianchi, nei pressi di Grosseto, impiccato a un albero – «un’alborella», l’unico particolare rilevante nel verbale dei carabinieri, che poco dopo un’ora dal ritrovamento avevano già chiuso il caso. Nessun testimone, nessuno vide o sentì nulla, anche se la strada venne descritta come fitta di passi carrabili e abitazioni rurali. I carabinieri mandarono un fonogramma alla Procura per escludere responsabilità di altre persone. Non venne effettuata l’autopsia ma una sorta di esame cadaverico: il medico legale dichiarò che Dettori era morto «per impiccagione con conseguente arresto cardiocircolatorio». Il magistrato prese atto del verbale dell’Arma e liquidò tutto in otto righe: per le autorità si trattò di suicidio, senza nessun dubbio.
Impiccamenti “atipici”
C’è un altro maresciallo, coinvolto in questa storia, che ha affrontato un destino molto simile, come nelle Vite parallele di Plutarco. Si tratta di Franco Parisi, controllore presso la sala operativa del 32° CRAM di Otranto, situato presso San Nicola in Casole, Provincia di Lecce e competente per il basso Adriatico. Era di turno la mattina del 18 luglio 1980, quando il MIG, stando alle fonti ufficiali, sarebbe «caduto» a Castelsilano. Parisi fu sentito da Priore nel settembre 1995 e nella sua deposizione furono ravvisate alcune contraddizioni. Successivamente, fu avvicinato e minacciato. Priore lo citò di nuovo a comparire come testimone dei fatti il 10 gennaio 1996, ma Parisi non arrivò mai all’appuntamento. Il 21 dicembre 1995 a Erchie Piccolo, Comune di Lizzanello, nel leccese, la signora Ornella De Luca avvisò il 113 che il suo vicino di casa si era impiccato. Quando arrivarono polizia e medici legali, appeso a un pino trovarono il corpo senza vita del maresciallo di terza classe Franco Parisi, 47 anni: uno sgabello rovesciato, il suo corpo che toccava il suolo coi piedi. Anche in questo caso i magistrati chiesero l’archiviazione per suicidio, ma nel 1997 il GIP del Tribunale di Lecce si oppose e chiese nuovi accertamenti, per nulla convinto dalle modalità di questo presunto gesto estremo. I medici legali di Bari a cui fu affidata la perizia non poterono non annotare «l’impiccamento atipico incompleto: l’aggettivo atipico si riferisce, in questo caso, alla posizione del pieno dell’ansa del nodo scorsoio che, nel Parisi, era sito lateralmente a sinistra. L’impiccamento era incompleto perché il cadavere poggiava con i piedi al suolo».
Le vicissitudini di Dettori e Parisi, nella lunghissima inchiesta-ordinanza condotta dal giudice istruttore Priore, sono accomunate da diverse analogie. Entrambi marescialli, entrambi con funzioni cruciali e molto sensibili durante i fatti, entrambi molto provati a livello psicologico nei giorni e nei mesi successivi. Entrambi suicidati, secondo la versione ufficiale. «Venuti a conoscenza di fatti diversi dalle ricostruzioni ufficiali – scrive il giudice Priore nel capitolo relativo alle loro morti sospette – rivelano la loro conoscenza in ambiti strettissimi, ma non al punto da non essere percepita da ambienti che li stringono od osteggiano anche in maniera pesante. E così ne restano soffocati».
[di Salvatore Maria Righi]
Ustica: awacs non è piu' in volo al momento della strage
Awacs codice 10 traccia lg521-le206 non è piu' in volo al momento della strage di Ustica
181914 LG521 37 -17 102 242 90 - F L 10 - 1022 7 P.BALLONE
185119 LE206 33 45 170 197 56 8625 F R 10 - 4300 7 P.BALLONE
giovedì 13 febbraio 2025
Bersani e le sue certezze sul 2 agosto 1980
BERSANI E LE SUE CERTEZZE SU BOLOGNA La verità è che l'esecutore a libro paga
dei servizi neofascista si è rivelato Paolo Bellini della strage di Bologna.
Purtroppo Bersani io li ho letti gli atti e dei Nar il 2 agosto 1980 alla
stazione non c'è traccia. Io da sinistra voglio la revisione del processo a
Mambro Fioravanti Cavallini e Ciavardini con l'assoluzione per non aver commesso
il fatto. Voglio sapere chi ci ha mandato Bellini alla stazione con la bomba, se
aveva o no complici neofascisti e dei servizi, perchè della strage di Bologna, i
mandanti. Come vedi Bersani la verità è lontana su Bologna. Ora Lollobrigida
vuole incolpare palestinesi o libici come l'attuale governo, come Cossiga, come
Giovanardi, come diversi giornalisti di destra e altri con altro lavoro sempre
di destra, di certo non ci rivela la verità. La sinistra riacquista credibilità,
quando chiederà l'assoluzione dei Nar, si indaga sulla rete di Bellini e sul
vero movente, sui veri mandanti. BASTA DAI CON LE CERTEZZE DEI SINISTRATI! LA
VERITA' SPETTA AI GIUDICI DIRLA ci dice Bersani! EVVAI BERSANI: HAI GIUSTIFICATO
DECENNI DI SILENZIO OMERTOSO E DEPISTAGGI DELLA POLITICA, DEI SERVIZI, DEI
MILITARI. COMPLIMENTI.laura picchi
Ustica Nicola Favati giovani Rete Leoluca Orlando: ricordo di Sandro Marcucci e poi?
Nicola Favati Nota di Laura Picchi Io, la mia ex associazione, l'avvocato
d'antona non siamo contro la famiglia di Ciancarella e abbiamo fatto gli
interessi di Ciancarella. Leoluca Orlando, Alfredo Galasso, Favati ora legale a
Pisa chiedetevi dov'erano in tutto questo tempo, loro che hanno avuto l'onore
che Marcucci gli confidasse faceva da scorta a Ciancarella e poi è morto.
Gentile Laura Picchi, Lunedi pv intorno alle 11, si presenti all'edificio 12 del
Santa Chiara a Pisa, qui dove viene a visita al Centro di obesità, perchè come
suo medico specialista curante, provvedero' a farle il primo controllo in vista
del percorso che la porterà se tutto andrà bene, al suo intervento bariatrico
all'Ospedale Cisanello. Cordialmente. Prof. Monica Nannipieri Per me Ciancarella
è un secondo padre, la moglie e i figli la famiglia mi sono scelta, non carne da
macello. Io spero che con risultati concreti con cui dimostro a Ciancarella
salute, casa e lavoro, si toglie pesi dal cuore e dalla testa e la famiglia ha
il parente accanto con meno preoccupazioni e piu' forze nervose che puo'
conservare e riguadagnare. La mia lotta per la mia Ustica sarà questa. Alla
faccia di chi mi diffama cercando di distruggere i legami piu' importanti che mi
sono scelta. laura picchi
lunedì 10 febbraio 2025
Ustica due f104 italiani atterrano a Palermo due minuti prima della strage
BOB. III GIORDANO ROSSI CANALE 14
B = PREGO?
PA = E DOPO FINIRA'?
B = DOPO FINIAMO!
PA = AUTORIZZATA!
18,57 B = KILO-FOXTROT FINALE FULL-STOP
PA = AUTORIZZATA, CALMA DI VENTO!
B = (AUTORIZZATA)
18,58 B = BUONASERA, L'AVVICINAMENTO DI PALERMO, ITAVIA
OTTOCENTOSETTANTA
PA = OTTO E SETTANTA BUONASERA, AVANTI!
B = STIAMO ANCORA CON ROMA E VORREMMO PER CORTESIA
LE ULTIME
PA = LE ULTIME: CALMA DI VENTO, PISTA IN USO DUE E
CINQUE, CAVOK, TEMPERATURA VENTITRE, RUGIADA,
QUINDICI, IL (QNH) MILLE E TREDICI
B = MOLTO BENE, GRAZIE, A TRA POCO!
PA = A RISENTIRE!
18,59 PA = INDIA-FOXTROT HA TERMINATO AI CINQUE-SETTE!
B = CINQUE-SETTE, GRAZIE MILLE, BUONASERA!
PA = SERA!
OGGETTO: S.I.T. RESE DA: MELI TOMMASO NATO A PALERMO IL 19.03.45 RES. A PRIOLO(SR) IN VIA MILANO NR. 24, PAT. GUIDA NR. 2065242E RILASCIATA DALLA PREFETTURA DI SIRACUSA IL 04.02.85.
RIGUARDA LE BATTUTE CON DENOMINAZIONE " KILO - FOXTROT ", POSSO DIRE CHE TALE DENOMINAZIONE NON NE CONOSCO IL SIGNIFICATO IN QUANTO NON IN USO AL NOSTRO FRASARIO, PERO' DALLA LETTURA DELLE SUDDETTE BATTUTE, POSSO DIRE CHE SI TRATTI DI DUE VELIVOLI A REAZIONE DEL TIPO F104 IN USO ALL' A.M. ITALIANA.
c'erano due f104 italiani col dc9 itavia e il mig, ma atterrano a Palermo, finendo l'esercitazione con tiri a fuoco, a due minuti dalla strage di ustica, restano mi disse il pilota di Marcucci il mig italiano decollato da Pratica di mare e il dc9, che viene abbattuto con apex inerte italiano. laura picchi
domenica 9 febbraio 2025
Nuovo articolo su Ciancarella del fatto quotidiano: nota di laura picchi
NUOVO ARTICOLO FATTO QUOTIDIANO SU CIANCARELLA SI CERCA DISPERATAMENTE GIORNALISMO D'INCHIESTA DOV'E'? Io spero che finiscano questi articoli vuoti e retorici e qualcuno torni al giornalismo d'inchiesta, ma purtroppo non ce n'è nemmeno l'ombra su queste storie. Dopo 45 anni scrive costei: Dettori qualcosa aveva visto se chiama Ciancarella... mi fanno morire... poi i grillini mandati in parlamento da Ledeen come i renziani bacchettano travaglio se scrivono la sintesi della tesi su Ustica di Ciancarella?...Straordinari Travaglio e compagnia..sono commossa fino alle lacrime come per il Manifesto che conosce tutto e scrive che la verità su Ustica è sempre piu' lontana...Hanno fortuna che Furnari e soci ora si occupano di Lo voi per Rita Atria, perchè il procuratore di Roma dice da anni che puo' fare a meno dell'antimafia alla Telejato e amici di Telejato come la mia ex associazione, ma sono tre anni che non si accorge Lo voi che la vicina prima ha sentito due che litigavano e poi il tonfo di Rita Atria, non si è accorto di tutti quelli dopo Borsellino l'avevano scaricata rita atria e non erano mafiosi..altrimenti anche Furnari e soci con i legali ne avrebbero da dire sui silenzi, indifferenza, presa in giro, incoerenza di grillini e silenzi, indifferenza per anni del giornale di riferimento: il Fatto quotidiano. Anche questo articolo comunque segue il progetto del nuovo Ciancarella.
La famiglia di ciancarella ha sempre messo al primo posto l'interesse loro, quindi posizione coerente.
Ciancarella io lo ribadisco è un uomo al quale si è visto in tv locale tremano mani, si interrompe nel parlare perchè perde il filo del discorso, si è messo in fila dalla falciatrice e non si aspetta piu' nulla. Lascia che la famiglia sua faccia l'interesse della famiglia : il caso Ciancarella risarcito. Quanto a lui mi guarda sul terreno minato e continua oltre a fare il marito, il padre, il nonno, il pensionato libraio, l'autore della biografia che parla con i lettori, senza farsene accorgere fino alla morte a proteggermi, perchè per lui o mi convincono a tradirlo su Ustica e il resto o mi uccidono prima o poi.
Mi fa da scorta silenziosa, per non venirmi a vedere in qualche obitorio.
Quindi a Ciancarella e famiglia piace questo articolo, è nei loro piani per il loro interesse la famiglia e Ciancarella guarda già al dopo di lui, vuole che ai suoi restino premi letterari e i risarcimenti. Lui ha già perso e non si aspetta nulla, solo di riabbracciare la mamma, il papa', Sandro e Dettori, le vittime,quelli morti che ama come il Vescovo Agresti un secondo papa' e godersi la pace eterna. Se non lo si è capito, anche questo lo dico io. A me questi articoli non piacciono, a Ciancarella va bene questo articolo.
L'articolo l'ho avuto dopo aver pagato 40 euro di abbonamento:
Mario Ciancarella, l’ufficiale resistente negli anni caldi dei “misteri italiani”. La verità? Arriva, ma 33 anni dopo
Pilota dell'Aeronautica, con la Costituzione nel cuore, ficca il naso nell'incidente di Monte Serra, dove muoiono 38 cadetti. E lo Stato lo schiaccia. Facendo pure carte false
di Gaia Scacciavillani
pubblicato sul numero 87 - Febbraio 2025
La storia di Mario Ciancarella, pilota militare dal 1972 al 1983, è quella di un eroe d’altri tempi, uno di quelli che prendono talmente sul serio i principi e la parola data, da metterli davanti a tutto. Se sei fatto così e sei un ufficiale dell’Aeronautica, per di più nell’Italia degli anni Settanta, il disprezzo per i compromessi ti può costare caro. E così è stato: il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, che lo ha assistito nell’ultimo procedimento che ha affrontato, parla di lui come di “un uomo che ha avuto il coraggio delle sue azioni e delle sue idee, ma ha pagato in un modo che non era quello giusto per eventualmente far pagare un debito di quel tipo verso la società. Perché non è stato rispettato il suo diritto fondamentale, il diritto di difesa”.
Le premesse non erano state delle migliori: Ciancarella descrive i suoi primi passi da comandante come quelli di “un giovane ufficiale innamorato della Costituzione e della Resistenza, che entra in un ambiente in cui si diceva che le Forze armate fossero una beata insula incontaminata dal contagio costituzionale”. La conseguenza innescata da “questa incompatibilità tra il sentire dei vertici” e il suo ostinato attaccamento ai principi fu, usando la sua definizione, una “trucida persecuzione”. Mentre l’epilogo è stato un dramma: arresto, violenza in carcere, un processo penale chiuso con l’assoluzione e un procedimento disciplinare per insubordinazione sfociato nella radiazione. Avallata da una firma del Presidente della Repubblica poi risultata falsa. Ma una volta acclarato il fatto, il reintegro è stato impedito dalla dilatazione oltre ogni limite della burocrazia.
L’aereo della strage comandato dal collega bocciato quella stessa mattina alla prova di volo
Il contesto è quello degli anni in cui si faceva strada la Loggia P2 di Licio Gelli, che tra i suoi affiliati contava importanti membri delle Forze armate e dei servizi segreti, oltre a politici, avvocati, imprenditori e, in generale, personalità di primo piano del Paese. I problemi, racconta Ciancarella, iniziano con la morte dei 38 cadetti dell’Accademia navale di Livorno nell’incidente del Monte Serra. Il giorno della strage, il 3 marzo del 1977, Ciancarella che era in forze alla base di Pisa, 46esima Aerobrigata, stava prestando servizio come capitano d’ispezione e aveva pranzato con il parigrado Simone Murri il quale, per via di una lunga assenza giustificata con la malattia terminale della moglie, non aveva volato per otto mesi. Per mantenere l’abilitazione come pilota militare, quella mattina Murri aveva dovuto sostenere una prova pratica che però – racconta Ciancarella – non aveva superato, avendo confuso i riferimenti di terra.
Molto scocciato, durante il pranzo aveva raccontato a Ciancarella che avrebbe dovuto ripetere la prova al pomeriggio, portando in volo i cadetti dell’Accademia per il loro battesimo dell’aria. Tuttavia, fece notare Ciancarella, proprio a causa della bocciatura del mattino non era più abilitato e quindi non avrebbe potuto portare dei passeggeri a bordo. Formalismi, aveva replicato Murri, ed era andato. Fatto sta che l’aereo in questione non è mai tornato alla base. Durante il volo, è l’analisi di Ciancarella, il comandante non sembra aver riconosciuto i punti al suolo, scambiando Cascina per Pontedera, tanto che “su Cascina ha girato a sinistra e invece di entrare nella grande valle di Pontedera si è trovato davanti la montagna” contro la quale si è schiantato, uccidendo sul colpo tutti i 44 passeggeri. La virata improvvisa a sinistra non è mai stata chiarita, ma non è stato possibile chiarire neppure chi fosse alla guida dell’aereo, e le inchieste sulla strage, pur evidenziando un errore umano, si sono chiuse senza una verità più definita.
LA DOPPIA VITA DEL CAPITANO
Mentre la testimonianza di Ciancarella sulle informazioni che aveva avuto di prima mano, fu duramente ostacolata. Tuttavia Ciancarella nel suo Si può si deve. L’ufficiale democratico che ha sfidato l’infedeltà di Stato, edizioni Pigreco, che è tra i cinque concorrenti all’edizione 2025 del Premio Leogrande, racconta di aver assistito in sala operativa a un “aggiustamento” dei documenti del capitano Murri. Come la falsificazione del rapporto sulla prova di volo del mattino e la cancellazione della bocciatura, di modo che il capitano risultasse abilitato. Poco dopo, la scoperta che la moglie del collega era tutt’altro che moribonda e non era stato richiesto alcun certificato di malattia della signora per giustificare le abnormi assenze dell’ufficiale. Poi venne fuori che il collega si occupava di attività commerciali parallele alla sua vita militare. “Queste cose le ho vissute direttamente”, puntualizza oggi Ciancarella, che ben ricorda l’arrivo alla base di una signora Murri in perfetta salute, nell’imbarazzo generale. Imbarazzo che diventa surreale davanti alla scoperta, nell’alloggio del marito, di una valigetta con dentro un campionario di commercio. Anche qui, come davanti all’evidenza della salute della moglie, nessuna indagine.
È stata proprio la rete che si è stretta intorno a Murri su abilitazione, moglie e attività parallela a mettere in moto Ciancarella fino a farlo arrivare a quella che lui stesso definisce un’orrida conclusione: “Mi venne il sospetto che non era il capitano Murri ad avere ingannato le Forze Armate, ma da dentro l’istituzione ‘qualcuno’ aveva operato per costruire al Murri una doppia copertura. Da un lato la malattia della moglie, dall’altro la falsa rappresentanza di oggettistica preziosa per girare in Italia e anche gli Stati Uniti, è probabile che fosse stato contattato dai servizi di quel Paese, come era accaduto a me – aggiunge –. Potrebbe essere, azzardando un’ipotesi, che fosse stato impiegato quale referente sul nostro territorio di movimenti e triangolazioni, finalizzati al traffico illegale di armi con Paesi sottoposti a embargo”.
A quel punto è stato naturale per lui chiedersi se fosse “questo ciò che non doveva assolutamente emergere?”. La domanda è rimasta senza risposta e l’ipotesi azzardata è rimasta solo un’ipotesi azzardata. Anche perché non fu mai approfondita in sede ufficiale. Ma Ciancarella nel corso delle sue ricerche aveva ricevuto delle segnalazioni a proposito di frequenti visite di Murri – proprio nel periodo in cui la moglie dell’ufficiale si era “aggravata” – alle “grandi officine di Venezia. Là dove si incontravano, con la copertura delle commesse di revisione dei velivoli delle proprie nazioni, i più grandi trafficanti d’armi mediorientali e i rappresentanti di tutte le organizzazioni terroristiche”, scrive il capitano nel suo libro.
Non solo. Poco dopo la segnalazione sugli spostamenti di Murri nel Nordest, Ciancarella viene avvicinato da un collega dei Servizi che, a nome di un ufficiale del Sios Aeronautica (il servizio d’intelligence dell’Arma), gli fa un avvertimento “con fare suadente e perentorio” a proposito di curiosità che si erano spinte troppo oltre. Per i troppo curiosi, disse, giravano pallottole “ad altezza occhi” che, al posto dell’interessato avrebbero anche potuto raggiungere qualcuno a lui molto caro. Un messaggio che avrebbe spinto chiunque a prendere in considerazione ipotesi fuori all’ordinario. Figuriamoci Ciancarella, che a inizio carriera era stato agganciato da un militare americano che gli aveva proposto di diventare il suo agente all’Avana, dove l’Avana era l’Aeronautica italiana.
IL GRAN RIFIUTO ALLO ZIO SAM
Un episodio che Ciancarella racconterà pubblicamente a metà degli anni Novanta davanti alla Commissione stragi. “Quando avevo 24 anni feci un viaggio negli Stati Uniti, come membro di equipaggio, per la crociera di fine corso dei ragazzi. Fin dal primo minuto mi rimase al fianco un capitano delle forze armate americane – è la sintesi fatta alla Commissione presieduta da Giovanni Pellegrino, con vice Matteo Brigandì e Sergio Mattarella, l’attuale presidente della Repubblica –. L’ultima sera del viaggio, nella città di Orlando, fui portato a casa da questo capitano che mi disse che sembrava non volessi capire che loro mi stavano facendo un’offerta precisa, cioè quella di diventare il loro referente in questa nazione. Egli aveva tutto il mio fascicolo dell’accademia, che dal punto di vista disciplinare non era brillante, perché ero stato abbastanza contestatore di certi sistemi fin dall’inizio, tuttavia ero stato formato bene come ufficiale.
Cercarono allora di convincermi in tutte le maniere che non esistevano altri servizi autorizzati nel mondo oltre il loro e quello sovietico. Alle mie perplessità sul servizio del Mossad o su quelli inglesi e francesi, mi risposero con frasi del tipo li deviamo quando vogliamo”. Davanti alle obiezioni del pilota italiano, l’americano esibì una carta che a suo dire gli cambiò la vita: “Mi mostrò un documento, non so se falso o vero, che sembrava firmato da De Gasperi; era sicuramente una fotocopia. In quel documento erano scritti degli accordi segreti e quell’ufficiale mi disse che noi italiani avevamo sottoscritto degli impegni. Recentemente …”. Che fossero o meno millanterie di cani sciolti, Ciancarella disse di no, ma al suo rientro in Italia non fece altro che cercare di verificare quanto sosteneva l’americano. Comprensibile, quindi, che abbia pensato quello che ha pensato quando ha sbattuto contro il muro di gomma che si era eretto intorno al capitano Murri. E con lo stesso spirito, come riassume lui stesso in un’intervista a Radio Popolare, si intromette “nelle volontà di copertura delle responsabilità di quella vicenda senza accontentarsi delle verità vendute sul caso. Naturalmente il fastidio verso questo personaggio (se stesso, ndr) cresce”.
DIVISE ALLERGICHE ALLA DEMOCRAZIA
Quando poi Ciancarella viene ricevuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini insieme al sergente maggiore Lino Totaro e al tenente colonnello Sandro Marcucci, il fastidio diventa palpabile. Siamo a fine 1979, il capitano negli anni si era legato al Movimento democratico dei militari, ed era l’unico ufficiale, insieme a 800 sottufficiali, ad aver firmato una lettera aperta sulle rappresentanze militari. La lettera era un appello a Pertini, nella sua funzione di garante, per l’applicazione della riforma dell’ordinamento militare che era appena stata approvata e che riconosceva al personale in divisa garanzie e diritti (costituzionali) di espressione e rappresentanza. Il Movimento si era speso con tutte le sue forze per la riforma, mentre le alte gerarchie degli ufficiali avevano scritto al Presidente un’altra lettera di toni diametralmente opposti. Perciò la firma del capitano tra i sottufficiali aveva attirato l’attenzione.
La questione era bollente, in un’epoca in cui era dovuta cieca obbedienza anche a ordini formulati soltanto a voce. Il punto stava nell’equilibrio tra gerarchia e democrazia, tra disciplina e libertà di espressione, tra obbedienza e diritti, in un contesto che è quello degli anni della tensione. Oltre ad alimentare il fastidio nei suoi confronti, l’incontro con Pertini portò a Ciancarella un canale con il Presidente per il tramite del senatore Arrigo Boldrini, il comandante Bulow della Resistenza, poi storico presidente dell’Anpi. Non solo. Lui, Totaro e il colonnello Alessandro Marcucci erano “diventati i referenti di tutte le sconcezze, c’era tutta Italia che ci segnalava fatti, fattarelli, fattacci”.
La firma di Pertini sancisce la radiazione dall’arma. Ma si scoprirà che è falsa
La situazione precipita quando, all’indomani della strage di Ustica, a chiamare Ciancarella è il maresciallo Mario Dettori, controllore di difesa aerea che la notte dell’incidente era in servizio presso la base radar di Poggio Ballone e ha visto qualcosa. Ciancarella e Marcucci rispondono alla chiamata e si attivano per approfondire. Ma i tre verranno presto fermati. Il primo viene arrestato per vilipendio alle Forze Armate e rinchiuso in carcere militare, dove la prima notte quattro o cinque uomini si introducono nella sua cella per infliggergli una brutale violenza. Gli altri due moriranno in circostanze poco chiare, a distanza di qualche anno in concomitanza con un riallacciamento dei contatti.
Il sopravvissuto dovrà poi aspettare dieci anni per avere in mano il provvedimento di radiazione e ben 33 perché, nel 2016, una sentenza del Tribunale di Firenze passata in giudicato stabilisse che la firma di Pertini in calce al provvedimento era falsa, notando anomalie anche nella firma del ministro della Difesa e nella forma del documento. Oggi, a nove anni di distanza, i familiari delle vittime del Monte Serra aspettano da oltre sei mesi una risposta alla richiesta fatta al Quirinale e al ministro della Difesa “di portare finalmente a compimento il reintegro del Capitano Ciancarella completando un atto dovuto tanto a lui quanto alle Istituzioni stesse altrettanto offese, come tutti noi, da questo falso”.
sabato 1 febbraio 2025
Almasri: da Ustica al riportare a casa questo criminale Storia della cd "sicurezza nazionale"
https://www.icc-cpi.int/sites/default/files/RelatedRecords/0902ebd180a94249.pdf
Vi spieghiamo cosa sarebbe la sicurezza nazionale per cui l'abbiamo riportato a casa. Il gruppo del signor Almasri è quello che su mandato della coalizione del 2011 costituita da Usa Italia Francia Inghilterra Grecia e Turchia è servita per fare la guerra alle forze di Gheddafi, rovesciarle dal potere , uccidere Gheddafi, l'ultima fase storica politica militare dopo Ustica in Libia. Le violazioni di questo gruppo sostenuto dalle forze occidentali per liberarsi di Gheddafi vanno dagli omicidi, alle torture, agli stupri come arma di guerra e contro i migranti.
Almasri ha liberato la coalizione dell'occidente del 2011 dalla presenza di Gheddafi in libia, lo abbiamo riportato a casa sua con aereo dei servizi.
Come abbiamo sostenuto: tutto in famiglia. Laura Picchi
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